giovedì 4 luglio 2013

Fiducia, la password dell'era internet.

Fiducia è una parola fondamentale per questa era digitale. Secondo alcuni ricercatori (Wogalter, Schofield, Ma, Pettit, Mc Geer, Wishwanath, Bierhoff, 2004-2010) su internet la fiducia è:
• connessa alle caratteristiche individuali: maggiori sono le abilità sociali del soggetto, maggiore è la fiducia indotta o concessa;
• proporzionale alla navigazione: più si è on line, più ci si fida;
• diversa dalla privacy: dipende dal contatto reciproco, non dalla riservatezza;
• indotta talvolta magicamente: se ipotizzo che un interlocutore sia affidabile, proietto su di lui queste aspettative e finisco col fidarmi davvero di lui come se avessi una maggiore conoscenza della persona e della situazione;
• identica tra chi ha abilità di discriminazione e chi è ingenuo: in rete chi ha i mezzi per capire di chi fidarsi tende a fidarsi allo stesso modo di chi non ha i mezzi;
• correlata alla fiducia sociale di provenienza: mediamente un acquirente canadese non controlla la reputazione di un venditore su eBay prima di chiudere un accordo con lui, mentre in Italia questo non sarebbe pensabile;
• concessa in base alla fiducia nel medium: poiché internet è un luogo di libertà che porta con sé valori eminentemente positivi, non è possibile che vi accada qualcosa di spiacevole e quindi mi fido semplicemente per il fatto che sono in rete e che anche il mio interlocutore è in rete come me.
Senza fiducia internet si sgonfierebbe: non faremmo acquisti on line, non accederemmo al nostro conto corrente, non scriveremmo niente di noi su un social network, non condivideremmo fotografie nè video.

La rivoluzione del cosiddetto web 2.0, il regno della partecipazione e della condivisione, è in realtà la normalizzazione di tutta una serie di comportamenti che nella vita fisica di tutti i giorni non avremmo mai adottato per semplici regole di prudenza o convenienza.
Perchè è successo? Perchè al nostro cervello piace biochimicamente stare in rete: ma questo è un altro post.

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