sabato 6 luglio 2013

Chi controlla gli "ex" su Facebook non si evolve

Dimenticare è uno strumento evolutivo perché permette di ancorarsi al presente senza continuare ad abitare il passato. E la rete non dimentica, perciò almeno in questo non facilita l’evoluzione personale. Lo sosteneva diffusamente, tra gli altri, Viktor Mayer Shönberger nel suo libro “Delete – Il diritto all’oblio nell’era digitale”, uscito in Italia nel 2010. E’ una questione psicologica (stare nel qui-e-ora), ma se vogliamo anche sociologica, giuridica, giornalistica. Perché in rete ciò che è stato resta sempre ciò che è, in una specie di bidimensionalizzazione dell’esistenza che va a riscrivere di continuo una biografia di ciascuno di noi, perennemente aggiornata eppure ossessivamente ricorsiva. I social network, per esempio, costituiscono un diario compresso di ciò che pensiamo e facciamo: consentono di ripassare in pochi minuti interi anni di vita, comprimendoci in veri e propri zip informativi che non restituiscono la dimensione temporale e la complessità del nostro cammino.
Una recente ricerca (Marshall, 2012) ha spostato questa considerazione sul mondo degli affetti mediati da Facebook. Su un miliardo di utenti mondiali del social di Zuckerberg, si stima che un terzo degli iscritti utilizzi questo strumento per controllare (nota bene: non mantenersi in contatto ma controllare) le gesta degli “ex”. In una specie di gioco masochistico-ironico, le persone tenderebbero infatti a tenere legami virtuali, anche di semplice monitoraggio, con soggetti con i quali nella vita fisica hanno invece interrotto ogni rapporto. Gli amori finiscono, le persone si allontanano, ma non su Facebook, dove secondo questo studio la tentazione di andare a ficcare il naso nella vita – altrimenti non più accessibile – dei non-più-partner è per molti irresistibile. Irresistibile ma non gratuita. Infatti il prezzo si paga in termini evolutivi. La vita virtuale diventa specchio interattivo della vita reale e il campione di 464 persone prese in considerazione mostra chiaramente che i soggetti che non si staccano dagli ex on line manifestano minore tendenza alla crescita personale, minore capacità di superamento del lutto amoroso, minore propensione all’automedicazione psicologica. Insomma occorre imparare che le storie vanno concluse anche in rete, indipendentemente dal fatto che l’altro sia del tutto ignaro di essere osservato a distanza.

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