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Amore e rete: nel febbraio 2014 sarà pubblicata e divulgata ufficialmente una nuova ricerca firmata da Lars Backstrom, ingegnere che orbita nel gruppo di Zuckerberg, e Jon Kleinberg, suo mentore
nonché analista della Cornell University. Il campione è cubitale: 1,3
milioni di utenti che hanno su Facebook almeno cinquanta amici e
indicano il proprio stato sentimentale con una tra le varie forme di
relazione consentite dalle opzioni del social network. I due scienziati
hanno così analizzato l’interazione tra le cerchie di amici on line
delle persone che formano una coppia. Risultato: un’enorme matrice di
8,6 miliardi di collegamenti contenenti 379 milioni di gangli, cioè
sovrapposizioni nodali delle relazioni d’amicizia sul social network.
Proprio questi nodi rappresentano il criterio innovativo cui si sono
dedicati gli autori dello studio, chiamandolo dispersione: in altri
termini, è il modo in cui gli amici di lui e quelli di lei si
sovrappongono o si disperdono nel social.
Tra le evidenze della ricerca:
1) analizzando le reti individuali, nel 60% dei casi si riesce a individuare il partner anche senza sapere chi è
2) una relazione ad alta “dispersione”, cioè con ampia e vissuta sovrapposizione tra cerchie di amici, ma anche con spazi di autonomia, dura più a lungo (sulla base dei cambiamenti di stato con ritorno a “single”) di quelle che invece condivideono tra partner solo sporadici individui o al contrario manifestano una sovrapposizione prfetta ed esaustiva.
A Facebook questo serve per targetizzare meglio la pubblicità. A noi umani per capire che anche on line le relazioni troppo distanti e quelle soffocanti non hanno vita lunga.
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