
Semplificando al massimo, in un soggetto funzionale le onde theta (a bassa frequenza, molto presenti in stati ipnotici e meditativi, nonché in alcune fasi di passaggio tra dormiveglia e sonno profondo) dovrebbero essere misurabili in maggiore quantità nella zona parieto-occipitale del cervello, digradando verso la zona frontale, distribuendosi in maniera equilibrata tra i due emisferi; le onde beta, proprie dello stato di veglia (e di alcuni picchi del sonno REM) sono al contrario più presenti nella zona frontale, con una lieve asimmetria a vantaggio dell’emisfero sinistro. Il rapporto numerico tra ampiezza delle onde theta e beta in alcune zone frontali e frontoparietali specifiche (su tutte F3, C3, C4, usando la classificazione encefalografica 10-20) quantifica l’attivazione delle medesime aree e costituirebbe un marker per i disturbi d’attenzione (T-B > 3-3.5 su F3, C3, CZ) e per l’iperattività (T-B >3-3.5 soprattutto su C4 e CZ).
Un intervento di rieducazione di questo rapporto tra onde tramite autoapprendimento (neurofeedback) sembra essere efficace nel migliorare tanto la componente disattentiva quanto l’iperattività. Anche qui i dati sono controversi: nel 2005 negli USA il Professional Advisory Board of CHADD concludeva che il neurofeedback ha efficacia 2 su una scala 1-5 (possibly efficacious), poi nel 2009 Arn stabiliva in base a nuovi studi un livello 5 (efficacious and specific) e nel 2011 una review di Lofthouse ha riabbassato questo orizzonte al livello 3 (probably efficacious), mentre nel 2013 si ridiscute un innalzamento al 5. Difficile capire se si tratta di disquisizioni contenutistiche, metodologiche o lobbistiche.
In ogni caso è arrivato il via libera al dispositivo 'Neuropsychiatric Eeg-Based Assessment Aid (Neba) System' che, basandosi proprio sulla registrazione non intrusiva delle onde cerebrali e sulla successiva analisi del rapporto theta-beta, in un quarto d’ora di test non invasivoriesce a fornire informazioni cliniche che vanno sommate alla valutazione psicologica/psichiatrica per una corretta diagnosi. Tra parentesi, questo dispositivo può essere tranquillamente emulato dall’utilizzo di qualunque amplificatore di onde cerebrali professionale collegato a un pc, magari con l’ausilio di software ad hoc o di schermate disegnate per semplificare la valutazione del rapporto t/b, come queste.
Quale sarà l’effetto di questa approvazione? Una correzione al ribasso delle diagnosi statunitensi? Un ampliamento mondiale delle diagnosi? Un semplice strumento in più a disposizione dei clinici?
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